Le storie
Loredana
37 anni, diagnosi a 32
Le parole del medico furono dirette: “Signora, mi dispiace, lei ha un tumore”. Ok, e adesso? Fui presa dal panico, non capivo più nulla, il mio unico pensiero in quel momento era rivolto al mio bambino di diciotto mesi. Come avrebbe fatto senza la mamma? Perché sinceramente la prima cosa che ho pensato è stata che sarei morta. Non vedevo un lieto fine possibile, solo sofferenza per me e per i miei cari. Sono stata operata, poi è iniziata la chemioterapia, la parte più difficile. Tutti i martedì mattina mia sorella veniva a prendermi alle 7.30 e mi accompagnava in ospedale per fare la radioterapia. Alla fine della giornata ero distrutta, però ora sono qui.
Durante la malattia cambiano molte cose, perdi e ritrovi persone, è una selezione naturale. Io ho ritrovato mia sorella, abbiamo riso e pianto tanto insieme. Era con me quando sono andata dalla parrucchiera per rasarmi i capelli, un gesto in apparenza superfluo che in realtà mi ha fatto crollare. Solo allora, davanti allo specchio, ho realizzato che ero malata e che la mia malattia sarebbe stata sotto gli occhi di tutti.
Sono grata a mio marito per essere riuscito a farmi sorridere quando stavo male. Mentre mi curavo non ho mai pianto, era come se viaggiassi in un’altra dimensione, come se quello che stavo passando non stesse succedendo davvero a me. Poi, quando tutto è finito, sono crollata psicologicamente.
Sono passati cinque anni, ma solo di recente ho iniziato a parlare di questa esperienza. Oggi la vivo in modo del tutto diverso, sono contenta di come sono diventata e ho capito che nulla è scontato.