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Le Storie

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Aggiustandomi il costume al mare ho sentito un nodulo, anche se due mesi prima un controllo di routine non aveva rivelato nulla. Nel giro di due settimane ero in sala operatoria. Dopo l’intrevento il medico mi ha consigliato di abbandonare i controlli perché secondo lui non si poteva fare più nulla. È stato uno shock. Questo episodio mi ha rubato anni di vita, avevo due bambini piccoli e non porevo lasciarmi andare. Ho deciso di disubbidire e di fare quello che credevo fosse meglio per me. Non mi sono mai chiesta perché sia successo proprio a me… è successo e basta.

GRAZIA - 56 anni, diagnosi a 41

“Ehi mamma, che cos'è questa pallina?” mi domandò mio figlio una mattina qualunque mentre in tutta fretta lo stavo vestendo per andare all’asilo. A scacciare la paura è stato un semplice pensiero: così come il mio corpo ha generato la pallina, perché allo stesso modo non può eliminarla? Se lo stress è concausa delle malattie, il benessere non potrebbe aiutare a guarirle? La mia rinascita è partita da qui. Il trucco è stato decodificare il messaggio della malattia e mettermi nelle condizioni di ritrovare l'armonia interiore, allineando mente, corpo e spirito. Oggi sto bene, sono una donna in cammino, piena di amore. Il domani lo attendo senza fretta e senza aspettative. Ora mi gusto il viaggio, finalmente!

SILVIA V. - 49 anni, diagnosi a 45

Sono stata una bambina serena, circondata dall’affetto dei miei cari. Ero una grande sportiva, ho praticato a lungo la ginnastica artistica, una passione che mi ha portato a diventare allenatrice. Ho sempre desiderato avere una famiglia e dei bambini. Quello era il mio più grande desiderio, così a venticinque anni ho avuto il primo figlio. Ma a trentasei la mia vita si è spenta quando mi è stato diagnosticato il tumore. Oggi i miei figli sono grandi, vederli crescere era quello che desideravo di più al mondo.

VALERIA - 49 anni, diagnosi a 36

Al momento di fare l’agoaspirato mi avevano detto che non ci sarebbe stata anestesia, mi sono spaventata e non ho fatto l’esame. Poi mi sono fatta coraggio e sono andata in un altro ospedale dove sono stata trattata in modo più umano, anche se il risultato mi è stato dato in modo brusco. Ho comprato una parrucca con i capelli rossi lisci e scalati, volevo giocare e affrontare con naturalezza quella brutta esperienza. Purtroppo ho una recidiva, con metastasi alle ossa, alla colonna vertebrale e al fegato: dovrò ricominciare le cure da capo. Vi sembrerà strano, ma ora apprezzo di più la vita.  

KATIA - 54 anni, diagnosi a 42

Non ho avuto il tempo di capire, mi sono trasformata in un automa. Sono stata solo capace di ritagliarmi del tempo prima dell’intervento per ritornare sui monti di "me bambina". Ero abbronzata, apparentemente in forma. Volevo affrontarlo il cancro, così gli ho dato un nome: Barbablù. Vivevo una vita parallela su Internet a cercare notizie, confrontarmi con altri ha colmato il senso di solitudine e lenito paure. Mi aspettavano 16 chemioterapie, ero terrorizzata dagli aghi dopo la penicillina da bambina. Avrei perso i capelli, tutti avrebbero capito. Non volevo la parrucca, non volevo nascondermi.

MARINA - 52 anni età, diagnosi 44

Durante un controllo di routine, ho scoperto il tumore. Mi ero preparata alla perdita dei capelli comprando una parrucca, ho provato a indossarla ma le caldane, dovute alla menopausa indotta, non ci andavano d’accordo... Mi viene ancora da sorridere quando ripenso che in ufficio, a ogni vampata di calore, facevo prendere aria alla testa sollevandola un po’. L’ho rimessa nell’armadio sostituendola con pashmine colorate. Poi è arrivato il mio piccolo miracolo, Matteo, che oggi ha tre anni.

DANIELA B. - 36 anni, diagnosi a 26

Sono moldava e per metà ebrea. Nel mio Paese lavoravo come infermiera caposala, ma dopo il crollo del muro di Berlino è iniziato il declino. Non avevamo neanche da mangiare, così nel 1999 sono partita per cercare fortuna altrove. Quando sono arrivata in Italia è stato difficilissimo, poi ho trovato un lavoro. Dopo un po’ di tempo sono tornata nel mio Paese per andare a trovare mia madre. Nella sua casa c’era un gatto che saliva sempre sul seno che mi doleva, un comportamento che mi ha spinto a fare accertamenti. Le mie bimbe erano appena arrivate e io ero da sola, è stato tremendo. Da dove vengo la parola “tumore” è una sentenza di morte.  

LARISA - 52 anni, diagnosi a 39

“Hai preso una gomitata? Una pallonata? Una botta?”. “No” risposi. Non poteva essere, ero troppo giovane, Perché proprio a me? Una domanda che non ti aiuta a stare meglio, allora la trasformi in un'altra: e adesso cosa faccio? Dopo l'operazione ho compreso il vero valore della famiglia e della parola amicizia. Quando riguardo le vecchie foto, in cui appaio così sicura di me, con i capelli lunghi e curati, capisco che quella finta forza era la mia più grande fragilità. La malattia mi ha smascherato, mettendo a nudo la vera me. Così ho cominciato il viaggio più duro, ma anche il più gratificante, quello dentro me stessa.

DANIELA T. - 35 anni, diagnosi a 32

È stato molto difficile accettare che il mio seno venisse menomato. Dopo l’operazione, che ha comportato anche l’asportazione del capezzolo, ero diventata infelice e insicura. Sentivo di aver perso la femminilità e con essa l’intimità con il mio fidanzato. Ho deciso di decorare la mia cicatrice con una rosa, accompagnata dalla scritta “life”, per ricordarmi ogni giorno che la vita è bella. Sto molto meglio adesso e ho riconquistato la fiducia in me stessa. Prima di ammalarmi non avrei mai pensato che fosse possibile svegliarmi una mattina, fare le valige e partire, ora sì!

IOLE - 44 anni, diagnosi a 40

Facevo in modo che tutto andasse bene, senza imperfezioni, evitando, a volte, di esprimere il mio pensiero per non creare dissapori. Seguivo uno stile di vita e un’alimentazione sani. Il medico mi ha chiamato nel suo studio per consegnarmi gli esiti di persona: “cancro”. Ho sentito la paura e la sensazione che il tempo stesse fuggendo via. Qualche volta ho avuto voglia di mollare tutto e farmi trascinare dalla corrente, ma poi ho trovato tre rami molto robusti a cui aggrapparmi: mio marito e le mie figlie.

STEFANIA - 55 anni, diagnosi a 53
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