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Le Storie

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Mi sentivo spesso sopraffatta dallo scorrere troppo rapido del tempo, dall'ansia, dalla paura e dalle aspettative mie e di chi avevo intorno. Ero un bersaglio facile per un male subdolo come il cancro. Dopo l’operazione, in un misto di incredulità e determinazione, ho iniziato a vivere dentro a una bolla. In questa dimensione mi sono riavvicinata a Dio. Sono infinitamente grata anche all’amore del mio cane Ciok, da tredici anni al mio fianco, che mi ha dimostrato cosa sia la pazienza e la comprensione, ogni volta che non avevo forza sufficiente per portarlo fuori o giocare con lui. Ho imparato a chiedere aiuto.

ALESSANDRA T. - 32 anni, diagnosi a 31

Mi è stato diagnosticato il tumore mentre ero in vacanza in Sicilia. Mentre i medici parlavano, era come se si riferissero a un'altra persona e non a me che sono sempre stata il ritratto della salute. Ho cercato di non perdere l’entusiasmo e lo stato d’animo di sempre. Così questa esperienza si è trasformata nell’occasione per incontrare altre donne nella mia situazione e, paradossalmente, la mia vita è più bella di prima.

MARIA - 46 anni, diagnosi a 44

Per dare un senso al tumore ho dato vita, con una cara amica, ad un progetto fotografico di nome Terra Ferita, perché a Brescia, dove vivo, c’è una stretta relazione tra inquinamento e tumori. Il mio sogno è di raccogliere fondi per bonificare un’area di Brescia da destinare alle attività sportive per i malati. Curare l’alimentazione e fare attività fisica mi ha aiutato, un aspetto che negli ospedali non si segue abbastanza, a volte i medici non vanno oltre i loro rigidi protocolli. Non voglio più essere spettatrice della mia vita, ma artefice.

FEDERICA - 35 anni, diagnosi a 32

Lavoro come medico anestesista, guarda caso nel reparto di oncologia. Facevo la mammografia tutti gli anni. Una notte ho fatto un sogno che mi suggeriva di controllare un punto preciso del seno destro - so che tutto ciò è poco scientifico -, ma è andata proprio così. Al risveglio ho ispezionato quel punto e, in effetti, c’era una piccola massa dura. Avevo già tre linfonodi metastatici. Da quel momento la mia vita non è più stata la stessa e neppure io. Non sono riuscita a reagire e mi sono nascosta dietro un muro di cemento che nemmeno ora sono in grado di sfondare. Tutti mi credono forte ma non lo sono e non so come dirlo. Continuo il mio lavoro in ospedale, aiuto gli altri ma non riesco ad aiutare me stessa.

GRAZIELLA - 59 anni, diagnosi a 52

Ero una mamma immersa nel lavoro, sempre di corsa e sempre pronta a risolvere mille problemi, i miei e quelli di chi mi stava attorno. Ero spesso nervosa e poco sorridente... fino al giorno, in cui il medico mi ha diagnosticato un carcinoma maligno al seno destro. Quello stesso seno che un tempo aveva nutrito i miei figli adesso mi tradiva. Intervento, radioterapia e la sensazione di precipitare in un baratro. Sono caduta per mesi in una profonda depressione. Poi ho chiesto aiuto a una psicologa e alla fine ho capito che sono stata fortunata.

STEFANIA P. - 47 anni, diagnosi a 47

Sono cresciuta in Sudafrica, in pieno Apartheid, ma fin da piccola sapevo che sarei vissuta in Italia. A dodici anni ho detto a mia madre che un giorno avrei sposato un italiano, “passerai sul mio cadavere” mi ha risposto. Nell’estate del 1973, approfittando di una proposta di lavoro, sono venuta in Italia e non me ne sono più andata. Mi sono sposata e ho avuto due figli. Ho dovuto affrontare il tumore da sola perchè i miei figli erano lontani. Per andare a fare la chemioterapia dovevo prendere il treno e poi il tram. Mentre aspettavo il mio turno e giravo nelle corsie vedevo la paura negli occhi delle altre pazienti. La stessa paura che riconoscevo nel mio sguardo quando tornavo a casa e mi guardavo allo specchio.

JACKY - 74 anni, diagnosi a 69 e 73

Ho scoperto il tumore quando per fortuna era ancora piccolo. Ero appena uscita da un periodo faticoso, ero pronta anche per questa sfida. Mio marito, con cui sono sposata da quarantacinque anni, è un biologo nel campo dell’oncologia e mi ha sempre dato sicurezza. Non avendo figli, il percorso della malattia è stato meno doloroso. Ora sto bene, sono una persona serena, tanto che mi dimentico di aver avuto il tumore. Anche se devo fare i conti con chi purtroppo non ce l’ha fatta.

DANIELA G. - 68 anni, diagnosi a 63

Sono morta e risorta almeno quattro volte. Noi esseri umani viviamo in modo schizofrenico: sempre proiettati nel futuro, ci tiriamo dietro il peso del passato e facciamo fatica ad abitare il presente. Mi sono resa conto che avrei potuto cogliere il senso trascendente di questa vicenda solo alla fine della mia esistenza. Mi sono data come obiettivo di venirne fuori per testimoniare che si può sopravvivere al cancro e per diffondere la cultura della prevenzione e del benessere.

ALLEGRA - 51 anni, diagnosi a 47

Sento fastidio al seno, penso sia il ferretto del reggiseno. La mia età confonde i dottori che mi dicono che è tutto a posto, ma non il medico di famiglia che mi suggerisce di andare a fondo. Molti ospedali si rifiutano di fare l’ecografia dato che non ho ancora quarant’anni. La diagnosi suona come una condanna a morte. Supero un intervento di sei ore, sono ancora viva! Il diciassettesimo giorno, come da manuale, i capelli cadono. Piango di continuo ma nessuno può fare niente per me. La rabbia è sottopelle, mi parlano di parrucche, di bandane, di cappellini ma io rivoglio solo i miei capelli! Nei momenti più bui cerco comunque un raggio di sole.

SARA - 36 anni, diagnosi a 31

A mia madre non ho detto nulla, sono andata a trovarla in Calabria prima di iniziare la chemioterapia. Mia figlia mi è stata vicino ventiquattro ore al giorno, mi sentivo in colpa, non volevo darle questo peso. Mio marito, che pensavo fragile, si è rivelato un sostegno fondamentale. Il futuro è oggi e ho deciso di non privarmi di quello che mi fa stare bene, un caffè con un’amica, un viaggio. Sono stata così vicina alla morte che mi sono sentita rinascere.

NATALINA - 50 anni, diagnosi a 46
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