Le storie
Daniela
63 anni, diagnosi a 33
La mia storia inizia da lontano e si divide in tappe. Ho dodici anni quando mia madre muore per un tumore al seno. La parola “cancro”, sussurrata sottovoce, viene poi ripetuta più volte nel corso degli anni, quando cinque dei suoi sette fratelli muoiono dello stesso “male”, come si diceva allora. Il cancro è entrato nel mio lessico familiare e poi nel mio Dna.
Ho trentatré anni e sono al mare. Sto giocando con mia figlia quando il costume si sposta, e aggiustandolo sento, sul seno destro, un chicco di riso duro come il marmo. Tornata a Milano, il chicco non si sente sempre, due dottori non lo trovano ma il mio medico curante non si fida e mi obbliga a fare accertamenti. È quasi Carnevale e a scuola, dove insegno, si preparano le maschere: “Vado alla visita, poi torno ad aiutarvi” dico alle mie colleghe. Quei costumi non li finirò mai.
L’oncologo che mi visita (il chicco di riso è ormai una nocciola) mi urla che ho sei mesi di vita, senza darmi il tempo di spiegare. Vorrei rispondergli che non è colpa mia se ci sono voluti dei mesi per ottenere la visita, vorrei alzarmi dal lettino e prenderlo a calci, ma rimango pietrificata. Cambio medico e mi operano. Mi sarei fatta tagliare a pezzettini pur di veder crescere mia figlia. Per anni ho creduto che sarei morta da un giorno all’altro a causa della profezia del primo oncologo.
Molto tempo dopo torno dal medico che mi ha operata, sono lì perché mio padre sta male, ma lui insiste per visitare anche me. Così scopro anche il secondo tumore e ricomincio tutto da capo, con in più il dolore per la morte di mio padre. Però questa volta sono più tranquilla, dal primo tumore sono passati diciotto anni, mia figlia ormai è grande e mio marito è rimasto sempre al mio fianco.
Mentre mi curo mi viene suggerito di fare il test genetico. Arriva la conferma: sono BRCA2 positiva. Il primo pensiero va a mia figlia: le avrò passato questa eredità? No, non è possibile, non sarebbe giusto! Mia figlia, appena laureata in medicina, si ammala anche lei. E di nuovo si combatte, e la sua lotta è la mia.