Le storie

Daniela

68 anni, diagnosi a 63

Ho avuto un’infanzia felice, con due genitori meravigliosi, nonostante fossimo in grandi difficoltà economiche. Mio padre, che era del ’25, lavorava all’arsenale, era iscritto al PCI e faceva attività politica. Anche mio nonno e mia nonna erano antifascisti, tutta la famiglia era impegnata ideologicamente e questo complicava le cose sul lavoro. Ma mio padre era molto bravo nella sua professione e così riusciva comunque a cavarsela. Era un uomo rigoroso e di forti principi morali: se andavo a ballare mi imponeva degli orari, se invece andavo a una riunione sindacale ero libera di tornare quando volevo.

Ho scoperto il tumore quando per fortuna era ancora piccolo. Ero appena uscita da un periodo faticoso: prima era arrivata la malattia di mia suocera, poi quella di mia madre e infine la morte di mio padre. Ero pronta anche per questa sfida. Mio marito, con cui sono sposata da quarantacinque anni, è un biologo nel campo dell’oncologia e mi ha sempre dato sicurezza. Non avendo figli, il percorso della malattia è stato meno doloroso.

Ora sto bene, sono una persona serena, tanto che mi dimentico di quello che ho avuto. Anche se devo fare i conti con chi purtroppo non ce l’ha fatta.


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Date: Aprile 20, 2018
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