Le storie

Luca

47 anni, diagnosi a 41

Quando ho sentito il nodulo temevo che fosse un tumore. La paura mi ha fatto rimandare i controlli, fino a quando il medico che mi ha visitato mi ha dirottato d’urgenza a fare un’ecografia. Ho poi scelto di essere preso in cura da chi non trascura l’approccio umano. Sono finito sui giornali perché il tumore al seno negli uomini è raro e perché volevo rendere pubblica la mia storia per poter aiutare gli altri. Quando ho ricevuto la diagnosi la mia azienda si è offerta immediatamente di tutelarmi, appoggiando anche la decisione di essere intervistato.

Sono rimasto colpito dal numero di persone che mi ha scritto, sorprese di come fossi stato supportato sul lavoro. Diversamente da me, molti devono addirittura nascondere quanto sta succedendo per timore di perdere il posto. Una vera ingiustizia. Questo mi ha portato a riflettere su come il mondo del lavoro affronti la malattia in senso lato: credo si debba fare molto di più in tale direzione e vorrei impegnarmi per questo. Guardiamolo anche da un punto di vista economico: se una persona sta bene ed è contenta del luogo dove lavora, sicuramente il suo rendimento sarà superiore.

Trovo inaccettabile che, se un collega sta male, non sia possibile aiutarlo. Grazie al tumore ho capito quanto sia essenziale ritagliarsi del tempo per stare con la famiglia e per prendersi cura di se stessi, migliorando l’alimentazione e facendo attività sportiva. In ufficio abbiamo tanti giovani che sottovalutano l’importanza di uno stile di vita corretto e della prevenzione: la mia sfida sarà anche cercare di sensibilizzarli su questo tema. 


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Date: Aprile 20, 2018
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